Egitto IV: Museo Egizio del Cairo

Museo Egizio del Cairo

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Il Museo Egizio del Cairo è il massimo museo di antichità egizie, ospita la più vasta collezione al mondo. Pare che gli oggetti in mostra siano più di 100.000, mentre molti altri vengono conservati nei magazzini. Di certo io non lo so, non li ho contati 🙂

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Il primo nucleo del museo venne aperto nel 1858 con le collezioni raccolte da Aguste Mariette, archeologo francese al servizio di Isma’il Pascià, in un palazzo diverso da quello attuale. Venne creato per cominciare a raccogliere i reperti ed anche per cercare di fermarne l’esportazione selvaggia.

 

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Presto lo spazio divenne insufficiente e fu spostato in un altro palazzo a Giza, ma neanche questo risultò molto adatto. Fu bandito un concorso internazionale che fu vinto da un architetto francese, Marcel Dourgnon, e l’edificio attuale fu così realizzato da due italiani, Giuseppe Garozzo e Francesco Zaffrani.

 

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L’edificio in stile neoclassico fu inaugurato nel 1902 in Pizza Tahrir, detta anche Piazza della Liberazione, nel centro del Cairo. Nonostante la fama del museo l’edificio non è molto grande, ci sono solo due piani e, come non bastasse, ho trovato l’esposizione abbastanza confusa e senza targhette che spieghino i reperti. Per questo penso sia necessario affidarsi ad una guida (che comunque non costa molto) almeno per avere un’idea generale di quello che si sta vedendo.

 

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I musei più recenti che ho visitato in altre città in Egitto, di cui parlerò nei prossimi articoli, erano meglio esposti, organizzati e spiegati. Forse dipende dal fatto che al Cairo dovrebbe aprire presto un altro grande museo egizio a Giza, dove potrebbero essere trasferite le opere più importanti.

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Ho anche scoperto che, così almeno mi disse la guida, il terzo museo egizio più importante al mondo è quello di Torino, che purtroppo non ho visitato. Il secondo è il British Museum a Londra, che raccoglie molti pezzi fantastici oltre alla famosissima Stele di Rosetta..

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I reperti di maggior pregio non si possono fotografare, sinceramente non ho capito perché visto che le immagini si possono trovare ovunque. Tra questi certamente i reperti trovati nella tomba di Tutankhamon, nella Valle dei Re a Luxor, dall’archeologo inglese Howard Carter nel 1923.

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La statua nell’immagine soprastante rappresenta uno scriba nella sua tipica posizione a gambe incrociate, con il papiro posato sulle ginocchia. Nella mano destra non c’è più l’oggetto che usava per scrivere. Gli scribi avevano una posizione molto alta nella gerarchia egizia, erano al quinto posto dopo i faraoni, i sacerdoti, i nobili e i guerrieri.

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Nell’immagine soprastante incisioni su un sarcofago in pietra. I sarcofaghi erano costruiti a “matrioska”. Ce n’era uno più interno in legno, quello in mezzo in oro, almeno nel caso di Tutankhamon, e quello più esterno in pietra. Trattandosi di Faraoni erano tutti riccamente decorati. Fa impressione come quelli più interni in legno siano ancora perfettamente conservati.

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Gli egiziani erano convinti che la vita continuasse dopo la morte, ma solamente a condizione che il defunto potesse disporre di una solida abitazione, del cibo per nutrirsi e degli utensili per l’uso quotidiano, come anfore, monili, vestiti, ecc…, e che il corpo fosse preservato dal disfacimento. Per evitarlo gli egiziani avevano appreso la tecnica della mummificazione, o imbalsamazione. La salma del defunto, dopo un breve periodo di lutto, veniva imbalsamato da sacerdoti che preparavano la mummia su un tavolo come quello riprodotto nella foto sopra.

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Dal corpo del defunto si estraeva il cervello per mezzo di un ferro ricurvo fatto passare attraverso le narici. Quindi veniva praticata un’incisione nel ventre e venivano asportati gli intestini. Questi erano lavati con vino di palma e fatti essiccare. Quindi erano posti in vasi detti canopi, che riproducevano il volto delle divinità. Solo il cuore veniva lasciato nel corpo perché si pensava che il dio Anubi lo pesasse.

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Anubi era il dio che guidava le anime nell’oltretomba. Veniva rappresentato con l’aspetto di uno sciacallo. Anubi pesava il cuore del defunto su una bilancia e lo paragonava a quello di una piuma. Se il suo peso era inferiore rispetto alla piuma voleva dire che la persona si era comportata bene, e l’anima poteva entrare nel regno dei morti. Altrimenti il suo cuore veniva dato in pasto ad un mostro.

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Nel corpo umano vi erano due anime, la prima chiamata ba, era destinata ad effettuare il viaggio verso l’aldilà, dove riceveva il premio o la punizione che le spettava; la seconda, che prendeva il nome di ka, era destinata a rimanere con il corpo e a custodirlo nella tomba.

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In ogni tomba veniva posto il Libro dei morti, che suggeriva al defunto le parole più adatte da dire davanti al tribunale di Osiride per discolparsi dalle accuse mosse dai giudici.

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Nell’immagine soprastante un magnifico trono in legno e oro.

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