Alessandro Baricco, La Via della Narrazione, 2022

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Breve e agile libretto, tratto da una lezione alla scuola Holden, in cui Baricco paragona il narrare a una disciplina spirituale orientale come potrebbe essere, ad esempio, la cerimonia del tè.

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“La cura della tecnica, l’attenzione per i dettagli, la fatica della correzione sarebbero allora quel protocollo di cura che è presente in tutte le Vie, dove il più alto traguardo spirituale passa sempre attraverso la riuscita di un gesto della mano, dell’occhio, del corpo. Fuori dalla cerchia ristretta di chi sa compiere quei gesti con una perizia speciale si moltiplica il numero di coloro che aspirano a compierli in modo semplicemente educato, e a esercitarli, e a perfezionarli. Intuiscono che nella loro ripetizione dimora una disciplina antica, una Via tra le altre. A essa non sembra insensato affidare il compito possibile di portare brevi esistenze individuali a compimento, saldando quanto è certo nella loro coscienza a quanto ancora è pagina in bianco e carta coperta”.

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GRAHAM GREENE, IL POTERE E LA GLORIA (ED. ORIG. 1940).

Il potere e la gloria

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Incipit:

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Il signor Tench uscì a cercare il suo cilindro di etere: nell’abbagliante sole messicano e nella polvere scolorante. Alcuni avvoltoi guardarono giù dal tetto con vile indifferenza: non era ancora una carogna. Un tenue senso di ribellione si destò nel cuore del signor Tench, ed egli strappò con forza un pezzo di cemento dal margine della strada, spezzandosi le unghie, poi lo scagliò debolmente contro di essi. Uno, allora, si alzò e volò attraverso la città, sbattendo le ali: sopra la minuscola plaza, sopra il busto di un ex-presidente, ex-generale, ex-uomo vivente che fosse, e sopra due banchi dove si vendeva l’acqua minerale, verso il fiume e il mare. Non avrebbe trovato nulla laggiù; da quella parte, alle carogne ci pensavano i pescicani. Il signor Tench proseguì attraverso la plaza”.

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Erich Neumann, Storia delle origini della coscienza, 1978 (ed. orig. 1949).

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Chi da tremila anni

Non riesce a render conto

Di sé a se stesso,

Rimane inesperto nell’oscurità,

Può vivere solo giorno dopo giorno.

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Parla di archetipi che determinano lo sviluppo della coscienza. Secondo Jung gli archetipi sono immagini primordiali strutturali dell’inconscio collettivo.

La tesi fondamentale del libro è che nello sviluppo ontogenetico la coscienza egoica dell’individuo deve percorrere i medesimi stati archetipici che hanno determinato lo sviluppo della coscienza all’interno dell’umanità.

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Vito Mancuso, Il coraggio di essere liberi (2016)

Questo libro si affianca in maniera molto (quasi troppo) armonica alla mia riflessione sul tema della libertà, il che mi ha sorpreso perché di solito lo scontro tra agnostici e credenti è simile a quello tra locuste e meteoriti. Lo ritengo un testo importante.

Non mi ha pienamente convinto la parte in cui discute del bene e del male, anche se ritengo che l’etica debba fare parte della riflessione attorno al concetto di libertà. Si tratta ad ogni modo di un argomento che andrebbe approfondito.

Trovo illuminante l’idea che le massime espressioni di libertà siano da ricercarsi nell’arte e nell’etica. Altresì il pensiero che la risposta ultima sia da affidare al corpo.

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Mancuso prende l’avvio dall’idea che ognuno recita una parte nello spettacolo della vita sociale: il proprio lavoro, il proprio ruolo, ecc (si veda Goffman, The Presentation of Self in Everyday Life, 1956). Solo come inciso, ho pensato che tale prospettiva potesse dipendere da un bias caratteriale, perché io ad esempio non sento tale catena in maniera così forte, ma forse perché la mia esperienza di vita non è usuale.

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Gianfranco Mormino, René Girard. Il confronto con l’Altro (2012)

Girard (1923-2015) è stato un singolare non-filosofo che ha scritto di letteratura, psicologia, antropologia, sociologia, religione e politica.

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Oltre a “Mensonge romantique” altri due libri di larghissima diffusione: “La violence et le sacré” del 1972 e “Des choses cachéès depui la fondation du monde” del 1978, divenuti dei classici del pensiero contemporaneo.

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La proposta di Girard, che si impernia su un nucleo di temi forti costituito dalle teorie del desiderio mimetico e della vittima espiatoria, fornisce alle discipline dell’uomo una sistemazione unitaria fondata su pochi semplici presupposti.

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Il presente studio intende illustrare la parabola teorica girardiana nella sua ormai consueta articolazione in tre fasi, oggetto delle quali sono rispettivamente: la scoperta della natura mimetica, interindividuale e rivalitaria del desiderio (dagli inizi sino a “La violenza e il sacro”); l’individuazione del meccanismo vittimario come sorgente del sacro (da “La violenza e il sacro fino alla prima parte de “Delle cose nascoste”); e infine l’interpretazione del messaggio giudaico-cristiano come rivelazione delle suddette verità antropologiche, rifiuto di ogni suggestione di massa ed esortazione ad reindirizzare l’imitazione verso modelli non-violenti (dalla seconda parte di “Delle cose nascoste” in poi).

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