Hermann Hesse, Demian, 1919

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Un piccolo omaggio a Demian di Hesse, un autore che non penso abbia bisogno di presentazioni. Lessi questo romanzo breve a 19 anni, fu uno di quelli che mi fece innamorare della letteratura. Vi trovai, credo, un sentimento di devianza rispetto al mondo, di alterità e di difficoltà ad approcciare quella che veniva considerata la “normalità”. Insieme a questo, però, anche una sensazione di grande potenzialità. A volte i romanzi possono essere specchi, a volte lastre di marmo, a volte laghi, a volte cieli.

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Il protagonista trova in Demian, un altro ragazzo poco più grande di lui, un segno dell’esistenza di gente diversa, una sorta di famiglia da cui si sente un po’ impaurito ma anche attratto. Demian rappresenta per Emil, probabilmente, una possibilità che forse avrebbe potuto anche non materializzarsi mai.

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Oltre a temi biblici, un Caino rivisitato, e Nietzsche, esplicitamente citati, ci sono anche temi gnostici e junghiani, un po’più sotterranei. Il tutto legato dalla prosa e dalla capacità narrativa di Hesse, non a caso un Nobel, forse in tutta la storia della letteratura tra i più capaci ad unire temi alti, piacevolezza e scorrevolezza.

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