L’epoca delle passioni tristi, Miguel Benasayag, Gerard Schmit, 2004 (ed. orig. 2003)

Gli autori di questo libro sono due psichiatri che operano nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza. Preoccupati dalla richiesta crescente di aiuto rivolta loro, hanno voluto interrogarsi sulla reale entità e sulle cause di un apparente massiccio diffondersi delle patologie psichiatriche tra i giovani. Un viaggio che li ha condotti alla scoperta di un malessere diffuso, di una tristezza che attraversa tutte le fasce sociali.

Ciò che a mio parere risulta interessante, in questo testo, è il considerare la tristezza, l’ansia o la depressione come un fenomeno sociale ormai diventato di massa, la cui ragione trascende, a questo punto, il piano individuale psicologico e risiede, invece, sul piano del collettivo sociale. A questo proposito i due autori svolgono nel corso del libro un’interessante analisi della società contemporanea postmoderna. In quanto terapeuti, si chiedono: il loro compito è adattarsi alla società creando esseri capaci di competere, o creare esseri capaci invece di convivere?

Vedremo alla fine la soluzione proposta, interessiamoci adesso all’analisi. La società contemporanea assiste alla fine (forse momentanea, forse no) della concezione teleologica della storia, cioè dell’idea che essa abbia una finalità. Constatiamo il progresso delle scienze e, contemporaneamente, dobbiamo fare i conti con la perdita di fiducia e con la delusione nei confronti di quelle stesse scienze. Libero è colui che domina, questo era il fondamento dello scientismo positivista. Possediamo delle tecniche, ma ne siamo, anche, posseduti. Ci limitiamo a premere dei pulsanti, ignorando il più delle volte quali meccanismi vengano innescati.

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Introduzione a Lacan

Jacques Lacan (1901 – 1981) è stato uno psichiatra, psicoanalista e filosofo francese. Fu una delle personalità di spicco della corrente filosofico-antropologica strutturalista e post-strutturalista, assieme a pensatori come Claude Lévi-Strauss, Michel Foucault, Louis Althusser, Roland Barthes ed altri. Le sue originali e controverse idee hanno influenzato la cultura del XX secolo e non solo. Sono state trasmesse soprattutto oralmente nei seminari (pubblicati postumi) che hanno visto una numerosa partecipazione per trent’anni. Non si può comunque dire che avesse il dono della chiarezza.

La sua elaborazione teorica è stata colta, vasta e complessa. Ci si soffermerà su alcune teorie, in particolare sullo stadio dello specchio e sulle riflessioni sul linguaggio. Il trauma stesso, per Lacan e a differenza di Freud, non sarebbe causato dal sesso, ma dal linguaggio. L’inconscio per lui è una una sorta di linguaggio senza codice, per questo è di difficile “traduzione”. La psicoanalisi viene intesa come una pratica di parola, che permette al soggetto di ricomporre un senso e ristabilire la continuità del discorso cosciente. Il desiderio che smuove l’analisi è un desiderio di riconoscimento e l’analista è il testimone della verità del soggetto. Comprendere e curare sono stati gli assi orientanti della sua ricerca.

La personalità per Lacan è l’insieme di tendenze e predisposizioni che l’individuo manifesta nel corso della propria esistenza. Tali predisposizioni sono rivelate dallo sviluppo biografico della personalità, dall’immagine che l’individuo si fa di sé e dal tipo di relazioni sociali che egli tende a stabilire.

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Introduzione alla Scuola di Francoforte

La Scuola di Francoforte è stata una scuola sociologico-filosofica di orientamento neo-marxista. Si chiama in questo modo proprio perché il primo nucleo, formato da intellettuali tedeschi di origine ebraica, fondò nel 1923 l’Istituto per la ricerca sociale all’interno dell’Università Joahnn Wolfgang Goethe a Francoforte sul Meno, in Germania.

Nel discorso ufficiale in cui assunse la carica di direttore, nel 1924, Grünberg affermò che l’Istituto si prefiggeva il compito di comprendere il mondo e, attraverso tale comprensione, di cambiarlo. All’avvento del nazismo il gruppo si trasferì dapprima a Ginevra, poi a Parigi e infine a New York, dove fu accolto dalla Columbia University. Dopo la seconda guerra mondiale alcuni esponenti, tra cui Adorno, Horkheimer e Pollock, rifondarono l’istituto a Francoforte.

Tra i principali esponenti ricordiamo Theodor Adorno, Max Horkheimer, Herbert Marcuse, Friedrich Pollock, Leo Lowenthal, Erich Fromm e Jürgen Habermas. La scuola raccolse brillanti studiosi di diverse discipline e ambiti culturali. Alcuni loro testi divennero manifesti filosofici della Nuova Sinistra e influenzarono il Movimento del ’68. Sebbene abbia ricevuto molte critiche, ed alcune teorie espresse siano state decisamente sorpassate, ha avuto a mio parere il grosso merito di cercare di mettere assieme prospettive teoriche diverse per studiare e criticare la società a lei contemporanea, da quelle filosofiche a quelle economiche a quelle sociologiche a quelle psicoanalitiche, evidenziando alcune punti critici dell’allora società industriale, alcuni dei quali possono probabilmente essere utili ancora oggi per leggere la nostra società post-moderna.

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La fatica di essere se stessi, di Alain Ehrenberg

Ehrenberg, Alain, La fatica di essere se stessi. Depressione e società (La fatigue d’etre soi. Dépression et société, 1998).


Offrire un quadro d’insieme della malinconia… sarebbe come scrivere la storia della sensibilità dell’uomo contemporaneo.

Raymond Klibansky


Ho incontrato questo libro mentre cercavo di capire e approfondire come fosse cambiato il concetto di ‘io’ nel tempo. In questo senso, e sicuramente anche in molti altri, questo testo è molto interessante perché, studiando come siano cambiate le “malattie psichiche” nel corso del tempo, si può comprendere non solo come siano cambiate tali malattie, ma anche come sia cambiata la maniera di considerarle e, soprattutto, la psiche stessa.

Alain Ehrenberg è un sociologo francese. Attualmente è direttore del Cesames (Centre de recherches psychotropes, Santé Mental, Societé), di cui è stato il fondatore.

Nel 1970 la psichiatria dimostra che la depressione è il disturbo psichico più diffuso al mondo. L’autore si chiede quali siano le ragioni e le implicazioni sociali per cui essa abbia potuto conquistare il primato fra le patologie del profondo e, appunto, in quale misura essa è rivelatrice delle mutazioni dell’individuo nell’ultimo scorcio del XX secolo.

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David Riesman, La folla solitaria (ed. orig. The Lonely Crowd, 1950)

Anche se alcuni ritengono quest’opera datata, ne parlo perché mi pare un testo fondamentale per cogliere le mutazioni antropologiche passate e presenti.

L’autore propone tre modelli di persona, sviluppatisi nel passaggio dal settore primario, a quello secondario ed infine al terziario in cui ci troviamo oggi, e dipendenti dall’andamento demografico della popolazione. Sebbene quest’ultima tesi sia stata discussa, il testo rimane a mio parere importante e denso d’idee illuminanti.

L’autore è stato un sociologo statunitense, professore di diritto nell’Università di Buffalo e di sociologia nelle università di Chicago e di Harvard.

Al centro dell’analisi è il “carattere sociale americano”, e in larga misura di tutto l’Occidente sviluppato, quale si è formato nella società di massa. Innumerevoli sono le intuizioni acute e anticipatrici, come le analisi del rapporto genitori-figli, della dipendenza dal gruppo dei pari, dell’influenza ambigua dei mass media, della dialettica tra lavoro e tempo libero. Ne emerge con vigore la figura – per certi versi persino tragica – dell’uomo-massa: eterodiretto, educato alla scuola del conformismo, schiacciato dal bisogno di approvazione e di successo, abitante di un mondo governato dalle apparenze, spogliato della propria individualità, solo e disarmato nella moltitudine che gli si affolla intorno.

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