Sono arrivato ad Atene di sera, non c’ero mai stato prima. Dopo aver lasciato lo zaino in albergo (la metro collega comodamente l’aeroporto al centro città) ed aver sbocconcellato un abbondante gyros per pochi soldi, ho deciso di fare una passeggiata fino ad un quartiere turistico in centro, di cui le guide parlavano bene, Monastiraki.
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Dalla piazza, chiamata come lo stesso quartiere, si vedeva l’Acropoli. Era piacevolmente piena di ragazzi e probabilmente turisti, nonostante fosse un lunedì sera. E’ stato amore a prima vista. Di Atene questa è stata la prima cosa che mi ha colpito. Il luogo in qualche modo “sacro”, il luogo quasi simbolico che per me rappresenta non tanto gli dei dell’Olimpo, quanto quelli della filosofia, i luoghi nei quali potevo immaginare a passeggio Socrate e Platone in discussione, dominava la città, da qualsiasi parte di essa ci si potesse trovare. L’Acropoli è, per Atene, un faro. Una luce meravigliosa. Da lì nasce non solo la cultura e la filosofia greca, ma anche quella latina. Tornando indietro di millenni, di quello che Platone lasciò scritto riguardo alle sue idee e a quelle di Socrate, mi sento spesso, per qualche ragione, molto più a casa che in territori a me più vicini.
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Il giorno dopo, naturalmente, di prima mattina, ci sono andato. Si paga un biglietto, per entrare, poi si può cominciare a salire. L’Acropoli è una rocca, spianata nella parte superiore, che si eleva di 156 metri sul livello del mare. Il pianoro è largo 140 m e lungo quasi 280 m. È anche conosciuta come Cecropia in onore del leggendario uomo-serpente Cecrope, il primo re ateniese. Era il centro religioso. Qui sorgeva il tempio principale dedicato alla divinità protettrice della polis assieme a templi di altre divinità.
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Ci sono resti che risalgono all’epoca arcaica, ma tracce riportano addirittura al Neolitico e al Paleolitico; si attesta che alcune costruzioni imponenti si elevavano sull’acropoli alla fine del VII secolo a.C., in seguito fu anche una fortezza. Tuttavia le antiche fortificazioni, le costruzioni, gli edifici templari e le statue furono distrutti durante l’occupazione persiana del 480 a.C.
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I primi sforzi ricostruttivi degli ateniesi si concentrarono sulle opere di maggiore utilità. Le mura e i bastioni furono ricostruiti sotto il governo di Temistocle e di Cimone, mentre durante l’epoca di Pericle, per celebrare la vittoria sui Persiani e il primato politico, economico e culturale di Atene, fu realizzata la ricostruzione dell’acropoli come oggi la conosciamo (quel che ne resta), con la costruzione del Partenone (all’interno del quale fu eretta una statua colossale di Atena Parthenos, realizzata da Fidia e oggi perduta), dei Propilei e in seguito dell’Eretteo e del Tempio di Atena Nike.
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Nel tardo impero romano il Partenone fu trasformato in chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nel Medioevo l’acropoli fu trasformata in fortezza militare prima dai Franchi e poi dai Turchi. Nel 1687 i veneziani bombardarono la città, causando ingenti danni al Partenone, che, poiché conteneva dei depositi di polvere da sparo, saltò in aria.
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Durante la dominazione dell’Impero ottomano l’acropoli venne vergognosamente spogliata di gran parte dei marmi che ornavano i frontoni e delle metope da Lord Elgin, che li portò in Inghilterra dove attualmente si trovano.
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Oltre al celebre Partenone, sono in qualche modo sopravvissuti ai millenni altri importanti capolavori. L’Eretteo, con la loggia delle Cariatidi (quelle originali sono conservati nel Museo dell’acropoli), era un santuario dedicato alla dea Atena Poliade (protettrice della città), legato a culti arcaici e alle più antiche memorie della storia leggendaria della città. In questo luogo si sarebbe infatti svolta la disputa tra Atena e Poseidone.
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I Propilei erano l’ingresso monumentale dell’acropoli.
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L’odeo di Erode Attico è un teatro in pietra situato sul pendio meridionale, originariamente coperto e pensato per esecuzioni musicali. Costruito a partire dal 161 fu fatto erigere dal ricchissimo politico e sofista greco Erode Attico in memoria della moglie.
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Il teatro di Dioniso fu il teatro più importante del mondo greco nel V e IV secolo a.C. e venne utilizzato dai più significativi autori greci (Eschilo, Sofocle ed Euripide per la tragedia, Aristofane e Menandro per la commedia).
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Come nelle poche altre parti di Atene da me visitate, anche qui c’erano diversi ospiti non umani.
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La maggior parte dei ritrovamenti è esposta nel magnifico Museo dell’acropoli di Atene, a cui dedicherò un altro articolo.
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Il giorno dopo, avendo alcune ore a disposizione prima di prendere l’aereo di ritorno, mi sono recato all’Agorà, sempre in centro e ai piedi dell’Acropoli.
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L’Antica Agorà era il centro della vita sociale, politica e commerciale della città. Qui si celebravano riunioni e dibattiti politici, lezioni, eventi religiosi, attività mercantili, spettacoli teatrali o gare d’atletica.
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L’Agorà era formata da un ampio spazio aperto, circondato da vari edifici pubblici e aveva differenti funzioni. Era il centro del governo, dove si discutevano le leggi, era un recinto sacro con templi dedicati agli dei dell’Olimpo, era il mercato principale della città.
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Purtroppo non rimane molto delle antiche vestigia. Il tempio di Efesto, tuttavia, è uno dei templi meglio conservati.
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La Stoà di Attalo invece, un edificio impressionante, una sorta di centro commerciale dell’epoca “regalato” dal re di Pergamo Attalo II ad Atene nel 140 a.C., è stata completamente ricostruita e ristrutturate nel 1951 dalla Scuola Americana di Studi Classici di Atene, grazie anche ad un’importante donazione di Rockefeller.
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Questo edificio rende perfettamente l’idea di quale dovesse essere la magnificenza e lo splendore dell’antica Atene.
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Al suo interno c’è anche il piccolo ma interessante museo dell’Agorà.
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