John Williams, Stoner

All’uscita nel 1965 vende 2000 copie. Ripubblicato negli Usa nel 2003 diventa un caso letterario. Pubblicato da Fazi in Italia nel 2012, poi da Mondadori. Che dire? La storia è poca cosa, è quella di un professore universitario americano, di origini contadine, si potrebbe forse dire di un disadattato, di uno che attraversa la vita un po’ suo malgrado, di uno che la vita sembra cadergli un po’ addosso, il rapporto quasi pro forma con i genitori, la proposta d’insegnamento, un matrimonio senza amore e con tracce d’odio da parte della moglie, il rapporto distante con la figlia, l’amante a cui è costretto a rinunciare, il lavoro forse come unica ragione di vita, fatto quello sì si direbbe con passione, dagli esiti altalenanti. Letteratura alla massima potenza, secondo il mio punto di vista, letteratura capace di raccontare la vera “normalità”, fatta anche di sconfitte e rinunce e umiliazioni, di delicatezza, umanità e dignità, una letteratura molto lontana dall’imperante narrativa “fiore cuore ammore”.