Questo libro si affianca in maniera molto (quasi troppo) armonica alla mia riflessione sul tema della libertà, il che mi ha sorpreso perché di solito lo scontro tra agnostici e credenti è simile a quello tra locuste e meteoriti. Lo ritengo un testo importante.
Non mi ha pienamente convinto la parte in cui discute del bene e del male, anche se ritengo che l’etica debba fare parte della riflessione attorno al concetto di libertà. Si tratta ad ogni modo di un argomento che andrebbe approfondito.
Trovo illuminante l’idea che le massime espressioni di libertà siano da ricercarsi nell’arte e nell’etica. Altresì il pensiero che la risposta ultima sia da affidare al corpo.
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Mancuso prende l’avvio dall’idea che ognuno recita una parte nello spettacolo della vita sociale: il proprio lavoro, il proprio ruolo, ecc (si veda Goffman, The Presentation of Self in Everyday Life, 1956). Solo come inciso, ho pensato che tale prospettiva potesse dipendere da un bias caratteriale, perché io ad esempio non sento tale catena in maniera così forte, ma forse perché la mia esperienza di vita non è usuale.
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