Diego Fusaro, La notte del mondo. Marx, Heidegger e il tecnocapitalismo, Milano, Utet, 2019

L’umanità dell’uomo e la cosalità delle cose si dissolvono nel calcolato valore commerciale di un mercato che non solo si estende fino ad abbracciare la terra come mercato mondiale, ma che, in quanto volontà di volontà, mercanteggia nell’essenza stessa dell’essere.

M. Heidegger, Sentieri interrotti

Fabio Garzitto

In questo testo Diego Fusaro rinnova un filone della ricerca filosofica che si potrebbe far risalire ai decenni successivi alla Rivoluzione Industriale, ad esempio proprio con lo stesso Marx, e che, con continui riaffioramenti, giunge fino ai giorni nostri. In particolare, l’autore conduce un’analisi di come il tema della tecnica sia stato trattato da Marx ed Heidegger, di come l’approccio pur critico di questi due autori sia stato in sostanza differente, e di come potrebbe essere coniugato per poter tornare a guardare al futuro con speranza.

Marx, come sappiamo, è il teorico dell’alienazione e della necessità quasi morale di compiere l’esodo dal regno della reificazione capitalistica. Heidegger riprende questo tema, sostenendo però che Marx non avrebbe capito fino in fondo l’essenza della tecnica. D’altra parte, se Marx sosteneva non solo che fosse possibile, ma si dovesse cercare alternative al modus operandi del capitalismo, Heidegger sembra invece considerare il mondo della produzione tecnica e le sue leggi economiche come date, addirittura come compimento della metafisica occidentale, come un destino, considerando la tecnica come un Gestell, un impianto anonimo e autoreferenziale, sotteso e ormai immanente alla nostra maniera di vivere.

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L’epoca delle passioni tristi, Miguel Benasayag, Gerard Schmit, 2004 (ed. orig. 2003)

Gli autori di questo libro sono due psichiatri che operano nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza. Preoccupati dalla richiesta crescente di aiuto rivolta loro, hanno voluto interrogarsi sulla reale entità e sulle cause di un apparente massiccio diffondersi delle patologie psichiatriche tra i giovani. Un viaggio che li ha condotti alla scoperta di un malessere diffuso, di una tristezza che attraversa tutte le fasce sociali.

Ciò che a mio parere risulta interessante, in questo testo, è il considerare la tristezza, l’ansia o la depressione come un fenomeno sociale ormai diventato di massa, la cui ragione trascende, a questo punto, il piano individuale psicologico e risiede, invece, sul piano del collettivo sociale. A questo proposito i due autori svolgono nel corso del libro un’interessante analisi della società contemporanea postmoderna. In quanto terapeuti, si chiedono: il loro compito è adattarsi alla società creando esseri capaci di competere, o creare esseri capaci invece di convivere?

Vedremo alla fine la soluzione proposta, interessiamoci adesso all’analisi. La società contemporanea assiste alla fine (forse momentanea, forse no) della concezione teleologica della storia, cioè dell’idea che essa abbia una finalità. Constatiamo il progresso delle scienze e, contemporaneamente, dobbiamo fare i conti con la perdita di fiducia e con la delusione nei confronti di quelle stesse scienze. Libero è colui che domina, questo era il fondamento dello scientismo positivista. Possediamo delle tecniche, ma ne siamo, anche, posseduti. Ci limitiamo a premere dei pulsanti, ignorando il più delle volte quali meccanismi vengano innescati.

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Tel Aviv e Giaffa

Spiaggia a Tel Aviv

Non conosco Israele, non c’ero mai stato prima, non conosco abbastanza la sua storia. Brevi impressioni per fissare ricordi.
La temperatura mite all’aeroporto, leggermente afosa, arrivando dal novembre italiano.

Le strade di Tel Aviv, tirando il trolley, trafficate, affollate, mi colpiscono le molte biciclette e i monopattini, quasi tutti elettrici.
Riconosco qualche ebreo dal tradizionale vestito e cappello nero, le differenti fattezze arabe, molte altre persone non le avrei distinte per una qualche ragione in una qualsiasi altra città europea.

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