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Il deserto come vita.
Il deserto come morte.
Qui la morte è assoluta.
Poco sopravvive.
Eppure…
Curioso. O forse no.
È come se dal nulla
sgorgasse il tutto.
Il pieno dal vuoto.
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Penso ad Heidegger,
all’essere per la morte.
Non posso dire
di conoscere Heidegger,
ma quello sì,
quello per me ha senso.
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La differenza svela il senso
Il limite lo esaspera.
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Dovrei forse chiedermi quanto
questo influisca sul fascino
che il deserto ha per me.
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È morte. Assoluto.
Estremo. Limite.
Assenza.
Assenza, sì. Vuoto,
Silenzio.
Qualcosa da riempire.
Pulizia.
Vuoto, Silenzio,
Pulizia.
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Il paesaggio esterno
rispecchia quello interno?
O è una proiezione… Un desiderio.
Una volontà di morte,
Capace forse di produrre,
Da qualche parte,
Volontà di vita.
Freud.
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Il vuoto dentro,
anche fuori.
Terribile, ma potente.
Forse anche volontà di pulizia,
Di leggerezza, svuotare,
Purificare.
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Curioso pensiero di Nietzsche.
L’Oltreuomo
attraversa il deserto
per trasformarsi.
Prima il Cammello,
deve avere pazienza.
Sopportare. Continuare.
Nonostante tutto.
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Poi Leone.
Padrone del suo deserto.
Il suo regno.
Deve volerlo.
E infine Bambino.
Quando ha la necessaria
potenza,
deve reinventare le regole.
I valori.
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Il deserto, forse,
non è la più semplice delle vie.
Ma ce ne sono altre,
molto popolate,
forse ancora più difficili.
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Molti Maestri
lo hanno attraversato.
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Le dune disegnano arabeschi,
il vento le disegna e
accarezza la mia anima.
Non so cosa sia l’anima.
Accarezza qualcosa
di intimo, profondo.
Potrei dire così.
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Non sento odori.
È vuoto, ed aperto,
come l’orizzonte.
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