In questo saggio si sostiene che le attuali società postmoderne favoriscano un modello di persona a cui viene assegnata l’etichetta di dividuum, coniata per rendere evidenti anche attraverso i termini utilizzati le differenze tra questo modello e quelli che l’hanno preceduto, e cioè il condividuo promosso dalle società agricole e l’individuo delle società industriali.
Per descrivere questa nuova “forma” di persona si utilizzano in particolar modo teorie e termini derivati dalla psicologia, dalla sociologia e dall’economia. La “persona” viene così caratterizzata come un’entità che può essere naturalmente descritta tramite tratti psicologici, come una coscienza di sé formata da parti consce ed inconsce, come un’entità singola dotata di un passato, di voglie, obiettivi e desideri, di sentimenti ed un particolare carattere, di un’identità, insomma, ma anche, ed è questa in particolare la prospettiva evidenziata, come una sorta di “costrutto” sociale. Non si discute di persone, ma di “modelli” di persone. Ciò che si vuole evidenziare non sono le differenze, ma le somiglianze. Non i singoli come dotati di un insieme di caratteristiche che li rendono unici, ma modelli, formati da un insieme di tratti che li rendono simili. Se da una parte una data società sarà sempre formata da singole persone, con le proprie idiosincrasie, dall’altra, perché tale società possa esistere, è necessario che le persone che la compongono, quanto meno la maggioranza, abbiano un insieme di pensieri, comportamenti e caratteristiche comuni.
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