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Lo zellige (dall’arabo ﺯﻟﻴﺞ, zullayj, “ceramica, maiolica, piccola pietra lucidata”) è un assemblaggio di piastrelle tagliate in terracotta smaltata che riproduce un disegno geometrico.
Sono rimasto stregato da questo modo di lavorare le piastrelle e ho voluto dedicargli un piccolo articolo. Questi motivi geometrici e colorati si trovano un po’ ovunque in Marocco e danno colore e carattere ai luoghi.
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Di seguito informazioni che ho trovato qua e là in internet e copincollato.
È una tecnica ornamentale tipica marocchina inspirata ai mosaici degli antichi romani. Una sua prima versione comparve nella Spagna araba (Al-Andalus) intorno all’VIII secolo, e fu introdotta in Marocco nel X secolo.
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Le tessere di ceramica compongono una forma a mosaico e vengono collocate su un letto di intonaco.
Quest’arte si sviluppò grazie all’arte e alla cultura promosse dalle dinastie reali marocchine. Tutti i colori avevano un significato simbolico nella cultura islamica, così come le forme geometriche utilizzate. Lo zellige tradizionale non ritrae creature viventi, rispettando il pensiero islamico.
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Probabilmente derivato dal mosaico romano e bizantino, lo zellige tradizionale appare in Marocco nel X secolo nelle tonalità di bianco e bruno, per poi espandersi nel XIV secolo sotto la dinastia dei Merinidi, con l’utilizzo del blu, del verde e del giallo. Il rosso verrà utilizzato solo dal XVII secolo. I vecchi smalti con i colori naturali sono stati utilizzati fino all’inizio del XX secolo quando gli stessi non si erano probabilmente evoluti molto dai tempi dei Merinidi.
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Oggi la gamma di colori degli zellige è singolarmente ricca di colori brillanti che possono moltiplicarsi in composizioni infinite. La forma più comune di zellige è il quadrato, ma sono possibili anche altre forme: l’ottagono combinato con un cabochon, la stella e la croce.
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Lo zellige è utilizzato su pareti e pavimenti.
Il materiale può essere naturale o smaltato e può essere messo in posa in modo semplice o a spina di pesce
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Creare un mosaico in zellige richiede non solo creatività, ma competenza in matematica e geometria.
Si comincia prendendo dei grumi di argilla e immergendoli in acqua per 24 ore, dentro speciali vasche chiamate ezouba. Poi l’argilla viene pulita dalle impurità. Viene poi impastata e lasciata asciugare negli stampi rettangolari. Poi i rettangoli verranno tagliati in quadrati di 10cm di lato, chiamati laajoura, e fatti cuocere a una temperatura che può raggiungere i 1500 gradi. A questo punto si passa alla colorazione, a cui segue una nuova cottura.
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A questo punto, la lavorazione passa agli artigiani, chiamati zlayji. Per ottenere un mosaico finito, i maestri suddividono il lavoro in tre fasi.
Per prima cosa il tagliatore ricava tante tessere più piccole e diverse forme.
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Si passa poi alla composizione della decorazione scelta. La tecnica tradizionale prevede che le tessere vengano posizionate su un apposito pannello, con il lato colorato rivolto verso il basso, formando lo schema prescelto e precedentemente disegnato.
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La fase finale è la posa vera e propria. Lo zellige viene fissato alla superficie tramite un fondo aggrappante a base di acqua e cemento.
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