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Il terzo romanzo di Hesse, pubblicato nel 1910 all’età di 33 anni.
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All’inizio anche questo romanzo sembra prendere la stessa via imboccata dai due precedenti, con il giovane protagonista con un carattere un po’ introverso che se na va dal paesello e sviluppa interessi artistici.
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Tuttavia, per fortuna, presto si divincola dai temi già trattati per prendere una direzione originale.
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La peculiarità del romanzo nasce dal fatto che il protagonista, il cui unico interesse è studiare musica perché lo fa star bene, uscendo col suo primo amore cade dalla slitta e rimane zoppo.
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Questo aspetto ha un’influenza psicologica sul suo rapportarsi agli altri, spesso si sente a disagio e non all’altezza, specie con la donna di cui si infatua, Gertrude.
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Certo appare molto più gagliardo il suo amico e antagonista in amore, un uomo molto sicurò di sé, uno sciupafemmine, un cantante d’opera che lo aiuterà molto nella sua carriera e terminerà la sua esistenza in stile sturm und drang.
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Questo romanzo, a parte l’originalità del protagonista e l’acume con il quale viene descritta la sua condizione umana, non mi è particolarmente piaciuto. L’ho trovato in po’ melenso nella descrizione delle paturnie dell’uomo sensibile, spesso descritte durante il Romanticismo.
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Mentre nei primi due romanzi, Peter Cenzind e Sotto la ruota, ho trovato degli slanci che mostrano il talento del grande romanziere, qui si tratta di un passaggio più maturo in cui però la grandezza ancora non si mostra.
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Torna alla narrazione in terza persona dopo aver usato la prima nel secondo romanzo, doveva aveva già rinunciato alle ampie narrazioni liriche del primo.
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Resta tuttavia, beninteso, un romanzo di livello.