CORMAC McCARTHY, LA STRADA, 2007 (ED ORIG. 2006)

.

Questo romanzo ha vinto il Pulitzer nel 2007, a mio gusto il miglior romanzo del XXI secolo tra quelli che ho letto e finora.

.

Sottolineo “a mio gusto”. Per me si tratta di un romanzo perfetto, a cui non toglierei o aggiungerei nulla.

.

Una menzione d’onore va sicuramente alla prosa in tradizione “carveriana”, anche se più morbida e leggermente più accattivante. Leggermente.

.

Il flusso è costituito da brevi paragrafi interrotti da una linea vuota, le frasi sono paratattiche, secche, apparentemente semplici. I dialoghi, senza virgolette, sono costituiti da poche parole alla fine dei paragrafi. Pochissime.

.

La storia è minimale, come la prosa, ed è presto detta. Un cammino di padre e figlio verso il mare, verso la speranza.

.

Un ambiente che parrebbe post-atomico, o post-catastrofe ambientale, in cui non c’è più nulla del mondo tecnologico e industriale. Ci sono solo sopravvissuti che si nutrono di scatolette e tutto ciò che di confezionato riescono a trovare. Non ci sono piante. Non ci sono animali. I sopravvissuti, alcuni, sono diventati cannibali. Ci sono buoni e cattivi.

.

In un mondo completamente distrutto, padre e figlio avanzano verso la speranza. Portano il fuoco, perché loro sono i buoni, e coltivano la speranza.

.

La trama è semplicemente costitituita dai posti che visitano per cercare cibo, vestiti o altri oggetti che possano essere utili. E dagli incontri con altri sopravvissuti, spesso, non sempre, malevoli. Tutto qui. Solo un faticoso cammino nel nulla, attraverso un mondo distrutto, con qualche epifania che spesso corrisponde al ritrovamento di cibo, al potersi lavare, o al trasporto di un padre verso il figlio.

.

Portano il fuoco.

.

Trovo molto elegante il fatto che l’autore non abbia dato alcuna spiegazione del motivo per cui il mondo conosciuto è stato distrutto. In fondo, non è rilevante. Così come dice poco o niente del background dei protagonisti, del mondo che non c’è più.

.

Un altro elemento del romanzo a mio parere formidabile è che, sebbene si tratti – nella mia interpretazione – di una sublime, tragica metafora esistenziale, non c’è una sola riga di pensiero “filosofico”, o ragionamento astratto. Nel solco di una notevole tradizione narrativa anglosassone, non si narra che di ciò che accade.

.

Tutto il resto è tra le righe.

.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *