I miei libri (che non sanno che io esisto)
sono parte di me come questo viso
di tempie grigie e di grigi occhi
che vanamente cerco negli specchi
e che percorro con la mano concava.
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Non senza qualche logica amarezza
penso che le parole essenziali
che mi esprimono stanno in quelle pagine
che non sanno chi sono, non in quelle che ho scritto.
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Meglio così. Le voci dei morti
mi diranno per sempre.
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Jorge Luis Borges (1899 – 1986), La rosa profunda, 1975
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