A Marrakech ho passato un paio di notti e tutto sommato penso siano state sufficienti. Non è una città che mi ha particolarmente colpito, ma è grande e ricca di differenze, di certo mi sarà sfuggito molto, si va dai quartieri turistici a quelli poveri a quelli ricchi. Ad ogni modo non capita spesso (almeno a me) di visitare posti così.
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L’area metropolitana di Marrakech conta circa 1 milione di abitanti, probabilmente è la meta più nota e turisticamente frequentata del Marocco. La Medina e Piazza Jemaa el Fna sono Patrimoni Unesco dell’Umanità.
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Non è la capitale (Rabat), ma è la più importante delle quattro città imperiali (Fes, Marrakech, Rabat e Meknes).
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La regione fu abitata sin dal neolitico da contadini berberi. Con la diffusione del culto musulmano si affermò il modello di agglomerato urbano della Medina (città vecchia).
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Le varie dinastie che si susseguirono la arricchirono di palazzi, moschee, madrase (scuole coraniche) e relative mura fortificate, come successe nelle altre città imperiali.
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La città attuale è stata fondata nel 1062 dall’almoravide Abu Bakr ibn Omar. Gli Almoravidi vi costruirono le mura e un complesso sistema idrico (Khettara) che portava l’acqua direttamente dai monti dell’Atlante.
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Nel 1147 venne conquistata dagli Almohadi. La nuova dinastia vi edificò la Moschea Koutoubia, la kasbah, l’ospedale Dār al-Faraj.
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Cadde in declino con la conquista da parte della dinastia Merinide, che spostò la capitale a Fès, ma con l’avvento al potere della dinastia Sa’diana la città ritornò capitale ed ebbe un’altra epoca d’oro. I Sa’diani vi edificarono la Madrasa di Ben Youssef, la moschea al-Mu’assin, le Tombe Sa’diane e il palazzo El Badi.
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Nel 1912 fu istituito il protettorato francese, che durò fino all’indipendenza e al ristabilimento della monarchia, avvenuta nel 1956. Attualmente il Marocco è una monarchia costituzionale.
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Come molte città del Marocco, Marrakech comprende una vecchia cittadina fortificata brulicante di venditori con le loro bancarelle (medina), circondata da quartieri più moderni.
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Tra i luoghi d’interesse c’è la piazza Jemaa el Fna, attorno alla quale si sviluppa la città vecchia. È un luogo molto caratteristico anche se un po’ troppo affollato e confusionario per i miei gusti. Ma di certo vale una visita.
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Di mattina e pomeriggio è un vasto mercato all’aperto, con bancarelle che vendono le merci più svariate (dalle stoffe ai datteri, alle spremute d’arancia, alle uova di struzzo ecc.), con altre attività varie ed eventuali, quali decoratori d’henné, suonatori, incantatori di serpenti ecc.
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Verso sera le bancarelle si ritirano e subentrano banchetti con tavole e panche per mangiare cibi preparati al momento e, più tardi, arrivano musicanti e cantastorie.
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La zona a nord della piazza Jemaa el Fnaa è occupata dai suq: mercati coperti che si articolano su numerose viuzze e piazzette, ciascuna delle quali è dedicata ad attività specifiche: venditori di pelli, lana, calderai, gioiellieri, tintori, ecc.
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La moschea Koutoubia è sovrastata dal suo minareto: alto quasi settanta metri è il più antico (e completo) delle tre torri almohadi che ci sono giunte, insieme alla Giralda di Siviglia e la Torre di Hassan a Rabat. Probabilmente i lavori incominciarono attorno al 1120.
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Il giardino Majorelle si trova nella città nuova e prende il nome dal pittore francese Jacques Majorelle che visse a Marrakech a partire dal 1919. Qui si fece costruire una villa in stile liberty, fu un gran collezionista di piante provenienti da tutto il mondo.
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Dopo la sua morte, avvenuta nel 1962, la villa e il suo giardino rimasero abbandonati fino al 1980, quando fu acquistata da Yves Saint-Laurent e Pierre Bergé.
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Il palazzo El Bahia è considerato un capolavoro dell’architettura tradizionale marocchina.
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Tra il 1866 e 1867 la parte settentrionale di questo vasto palazzo di 8000 m² venne costruita a sud-est della Medina (città vecchia) di Marrakech su commissione di Si Musa, un ex schiavo diventato visir del sultano. Ḥasan I. Aḥmad b. Mūsā (1841-1900), figlio di Sī Mūsā, succedette nella carica di visir e regnò di fatto sul Marocco come reggente del giovane sultano Mulay ʿAbd al-ʿAzīz. Durante il suo regno, Aḥmad b. Mūsā allargò la parte meridionale del palazzo, acquistando i palazzi vicini e unendoli al suo. Vi risiedette con le sue quattro mogli ufficiali e il suo harem di 24 concubine. Il nome del palazzo prende il nome da Bāhiya, la moglie preferita.
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Esteso su un’area di otto ettari, il palazzo è composto da circa 150 stanze riccamente decorate con marmo, legno di faggio e di cedro e stucco di zellige. Il palazzo è suddiviso in edifici costruiti secondo uno schema che pare quasi disordinato, senza un ordine costituito, organizzati intorno a diversi cortili o giardini lussureggianti dove vi sono alberi di arancio, banano, cipresso, ibisco e gelsomini irrigati da qanāt. Questi giardini dividono l’insieme di stanze, scuderie, moschee e ḥammām che costituiscono il complesso.
Le guide citano anche la medersa Ben Youssef (madrasa Ibn Yūsuf) e le tombe saadiane, ma io non le ho viste.