Cos’è l’Arte? Io sarei per definirla come un artigianato di livello superiore. Una sorta di “super-artigianato”.

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Esiste infatti nel lavoro artistico una componente fisica, corporea, che ha a che fare con l’abilità tecnica, con il lavoro della mano. Con l’abile ripetizione di gesti che diventano via via più sicuri, precisi, fino a raggiungere l’eccellenza. Ciò è ben visibile in una pittura, in una scultura, in un musicista alle prese con il suo strumento, ma ritengo sia in qualche modo vero anche per la composizione di un brano musicale, di una poesia, o di un romanzo. Cambia la materia, non è più marmo, o legno, sono parole, sono note musicali. Ma anche queste necessitano di essere forgiate, composte, equilibrate, raffinate, lucidate.

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La questione è tutta qui: essere pronto a sacrificare la propria libertà, disse G. L’uomo, in modo cosciente o incosciente, lotta per la libertà, come la immagina ed è questo che gli impedisce anzitutto di raggiungere la vera libertà. Ma colui che è capace di raggiungere qualche cosa arriva prima o poi alla conclusione che la sua libertà è un’illusione, ed allora acconsente a sacrificare questa illusione. Diventa schiavo volontariamente*. Fa ciò che gli si dice di fare, ripete ciò che gli si dice di ripetere, e pensa ciò che gli si dice di pensare. Non ha paura di perdere alcunché, perché sa che non possiede niente. In tal modo acquisisce tutto. Ciò che in lui era reale, nella sua comprensione, nelle sue simpatie, i suoi gusti e i suoi desideri, tutto gli ritorna con nuove proprietà che egli non aveva e non avrebbe mai potuto avere prima, insieme a un sentimento interiore di unità e di volontà.

G.I. Gurdjieff citato da Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuti

* Schiavo del maestro, penso (nota mia)

Kandinskij, l’opera / 1900-1940 / Mostra a Rovigo

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Racconto di seguito, con alcune note tratte da Wikipedia sulla vita di Kandinskij, il viaggio attraverso una notevole mostra che racchiude, in 80 opere circa, l’evoluzione creativa ed espressiva di un genio.

 

Fiume d’estate, 1901-1903

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Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita, dovrà fare ritorno a te, e tutte indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita, dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!” Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: “Tu sei un Dio e mai intesi cosa più divina?”. Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: “Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun’altra cosa, che questa ultima eterna sanzione, suggello?

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Friedrich Nietzsche, La gaia scienza